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I cani "invisibili" di Verona

Ringraziamo la giornalista Silvia Allegri per questo importante articolo che mette in luce una realtà ai più sconosciuta: i cani randagi recuperati sul territorio di comuni della provincia di Verona sprovvisti di una convenzione con un canile rifugio rimangono bloccati al canile sanitario senza possibilità di essere adottati.

Confidiamo che queste informazioni smuovano la sensibilità delle amministrazioni comunali e che per i 5 cani attualmente bloccati al canile sanitario ci sia al più presto un lieto fine.

La nostra Sezione sarà in prima linea affinché queste cose non accadano più.

Riportiamo l`articolo dal sito de L`Arena.


Morgana guarda il mondo da dietro le sbarre di un box da oltre un anno. È stata trovata sul territorio del Comune di Boschi Sant’Anna il 16 dicembre 2021 ed essendo randagia, non avendo quindi il microchip, è stata subito trasferita al canile sanitario di Verona. Da quel giorno, però, lei è diventata un cane invisibile rispetto ai cani che stanno aspettando una nuova vita in un rifugio, e non ha nessuna possibilità di essere adottata. Ma come può avvenire tutto questo?

Il problema delle convenzioni

«Morgana non è l’unica: condivide lo stesso destino insieme a due cucciole entrate lo scorso 18 giugno 2022 e provenienti sempre da Boschi Sant’Anna, e ad altri due cani trovati sul territorio di Roncà, entrati rispettivamente a gennaio e novembre 2022», spiega la dottoressa Ioana Ogiolan, veterinaria del Rifugio Enpa. «Questo avviene perché mancano le convenzioni di questi comuni con un rifugio: il canile sanitario infatti dovrebbe essere esclusivamente un luogo di transito dove i cani restano per i giorni necessari a completare un protocollo sanitario.

«A stabilirlo», sottolinea la dottoressa, «è la legge 281/91, importantissima perché ha sancito la fine delle soppressioni dei cani randagi promuovendo un concetto di benessere animale che include la loro riadozione. Ma non solo: in base a questa legge i cani trovati vaganti sul territorio e senza microchip, una volta effettuate tutte le visite previste dal protocollo, vengono poi trasferiti in un rifugio per poter essere adottati. Questo avviene però a una condizione: i comuni devono mettersi in regola e convenzionarsi con un rifugio per consentire che si possa fare questo trasferimento. E alcuni comuni non hanno ancora provveduto nonostante le sollecitazioni continue». Ci si potrebbe chiedere perché, dopo oltre trent’anni, siamo ancora in questa situazione.

Un costo per i comuni

«Dobbiamo ricordare», prosegue la dottoressa Ogiolan, «che il rifugio di Verona è stato inaugurato nel 2015 e fino a quel momento il canile sanitario ha svolto un duplice ruolo: sia di canile, sia di rifugio. Poi per due anni le due strutture si sono affiancate nelle adozioni e solo nel 2017 è riemerso il problema dei cani trovati in territori di comuni non convenzionati, quando il sanitario ha interrotto le adozioni, come previsto dalla legge: infatti il canile sanitario è solo canile di transito».

Manca quindi, da parte di alcune amministrazioni comunali, che sono sette, la volontà di risolvere questo problema: eppure i cani rimanendo al sanitario rappresentano un costo continuo per quei comuni. Anche se ci sono state da parte del canile sanitario, gestito dall’Ulss, diverse sollecitazioni, l’assenza della convenzione immobilizza tutto. «Vorremmo vedere questa situazione sbloccarsi al più presto, per dare anche a Morgana e agli altri animali invisibili la possibilità di una nuova vita». E la dottoressa Ogiolan sottolinea anche le condizioni in cui versa oggi il canile sanitario: «Abbiamo una struttura fatiscente, e da anni i vari amministratori promettono un trasferimento in una nuova struttura vicino al rifugio. Vorremmo che queste promesse non rimanessero soltanto parole».

Silvia Allegri

(fonte: www.l`arena.it)

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